Cosa significa diagnosi di personalità?

Qualsiasi intervento terapeutico su problematiche emotive o relazionali non può prescindere da una valutazione accurata della personalità. La personalità costituisce, infatti, l’organizzazione interna che fa da sfondo e presupposto all’insorgenza di quasi tutti i disturbi psichici, dai più lievi ai più severi. L’assetto di personalità, inoltre, plasmerà l’intensità, la tipologia, il decorso e il rapporto del soggetto con i trattamenti rivolti a contrastare una sindrome clinica (ad esempio, un disturbo dell’umore, una sindrome ansiosa o, persino, un delirio).

La personalità umana si definisce come l’insieme stabile e integrato di una serie di processi e strutture mentali dinamicamente  interagenti.

Andiamo ad elencare alcune strutture e funzioni fondamentali della mente umana:

  • modalità percettive dell’ambiente
  • percezione e concezione (rappresentazione mentale) di sé e degli altri,
  • modalità di elaborazione dell’esperienza,
  • emozioni e sentimenti che vengono più frequentemente sperimentati, loro intensità e capacità di regolazione degli stessi,
  • stile percettivo/reattivo/ cognitivo/ adattivo e comportamentale nell’ambito delle relazioni affettive,
  • Meccanismi di difesa: processi automatici (inconsci) di gestione delle proprie emozioni e dei propri pensieri pensieri che si svolgono mediante l’esclusione dalla coscienza di determinati stati emotivi, elementi di realtà, aspetti di sé o degli altri o attraverso l’evitamento di situazioni o comportamenti. Essi sono finalizzati a contenere l’ansia e difendere “artificiosamente” l’autostima
  • comportamento sociale, funzionamento lavorativo
  • capacità d’investimento nelle relazioni umane e nei valori morali,
  • capacità di comprendere il proprio e l’ altrui comportamento in termini psicologici, ossia leggere, con sufficiente accuratezza e con la dovuta complessità, quali siano stati i vissuti, le intenzioni, i pensieri, le credenze, i desideri che possono averlo determinato o condizionato.
  • Rapporto con il proprio corpo e con il proprio aspetto (e rappresentazione mentale dello stesso),
  • Capacità di prendersi cura di sé e della propria salute fisica ed emotiva,
  • Sessualità: rispetto di sé e dell’altro, armonia, gestione dei conflitti, appagamento e reciprocità
  • Flessibilità delle strategie adattive e delle modalità di reazione alle avversità; forza dell’Io
  • Capacità di cambiamento e sviluppo della propria personalità

Naturalmente non si tratta di una lista esaustiva di tutte le strutture e funzioni psichiche di una realtà straordinariamente complessa come la mente umana.

Tuttavia, la conoscenza di queste aree fornisce una griglia di base molto utile ad inquadrare il senso delle difficoltà soggettivamente percepite, ma anche a ipotizzare, prima, e a verificare, poi, nel corso del trattamento, quali possano essere stati i percorsi interni che hanno tradotto una serie di eventi di vita in una crisi psicopatologica o nelle croniche e ricorrenti difficoltà interpersonali che ci vengono riferite dai pazienti e dai loro cari.

In altre parole, la diagnosi della sindrome da cui una persona risulta affetta fornisce un quadro dei sintomi bersaglio di farmaci e/o d’interventi psicoterapeutici orientati al contenimento di queste manifestazioni del disturbo.

La diagnosi di personalità, invece, fornisce informazioni circa il significato di quei sintomi, le risorse del soggetto da sviluppare e su cui far leva, le aree di vulnerabilità che rendono il soggetto più suscettibile rispetto ai fattori di stress e ai cambiamenti. La corretta lettura dei processi fondamentali e degli equilibri della personalità, inoltre, aiuta a definire il significato e l’origine di una serie di inibizioni o difficoltà interpersonali che inaridiscono la vita, rendono la struttura complessiva della personalità più fragile, riducono il grado di soddisfazione di sé e l’apprezzamento da parte degli altri significativi.

Qualcuno (Theodore Millon) ha paragonato il rapporto tra sindrome psicopatologica e personalità al rapporto tra i sintomi di malattia organica (ad esempio, febbre nel caso di una polmonite) e sistema immunitario. Un agente esterno (betterio per la polmonite) supera le difese dell’organismo (sistema immunitario), provocando l’insorgenza della patologia. L’esito, la gravità e la prognosi del processo patologico dipenderanno dalla carica batterica (quantità di batteri che sono entrati in contatto con l’organismo), dalla patogenicità dell’agente infettante, dalle condizioni generali dell’organismo e del sistema immunitario, dalla qualità delle cure (in medicina orientate non unicamente sul sintomo, ma rivolte a contrastare l’agente etiologico, ossia il batterio). Procedendo nella similitudine, una crisi psichica può trarre origine da uno o più eventi stressanti, ma quasi sempre il fattore decisivo per l’insorgenza di una sindrome psicopatologica consiste nella modalità con cui vengono elaborati e vissuti tali eventi. Il significato assunto soggettivamente dagli eventi di vita implicanti stress e cambiamento dipenderà dall’organizzazione dinamica tra le funzioni e le strutture della personalità viste in precedenza. La personalità determinerà, dunque, l’insorgenza o meno di una sindrome, il tipo e l’intensità dei sintomi, il decorso, l’accessibilità e la risposta ai trattamenti, la prognosi, il genere di cambiamenti interni che tenderanno a permanere, nel bene e nel male, una volta superata la fase acuta.

Per tutti questi motivi, le terapie che vengono impostate e intraprese senza una diagnosi accurata di personalità sono destinate a fornire risultati soddisfacenti solo a breve-medio termine. Non di rado, questi interventi “a cielo coperto” tenderanno a cronicizzare i disturbi anziché risolverli alla radice poiché trascureranno di considerare una serie di elementi interni necessari a far luce sul “perché” si siano determinate certe difficoltà. Inoltre, favoriranno nei pazienti una sorta di accecamento sul proprio mondo interno, trascureranno di considerarne le risorse e non si occuperanno di risolvere quelle difficoltà di adattamento, di gestione di sé e dei rapporti interpersonali che quasi sempre hanno avuto un ruolo significativo nell’insorgenza del disagio o del disturbo mentale. Ciò, naturalmente, si tradurrà in un maggior tasso di ricaduta, in una maggiore suscettibilità all’insorgenza di sindromi psicopatologiche differenti rispetto a quella che aveva reso necessario l’intervento iniziale e/o in una mesta accettazione di un assetto di vita parziale e di fatto incompatibile con un’effettiva realizzazione di sé.

In conclusione, lo studio accurato della personalità del paziente rappresenta uno step ineludibile nel processo di programmazione degli interventi e di verifica del loro andamento. Lo psichiatra e lo psicoterapeuta devono accettare di attingere a piene mani dal grande bagaglio di conoscenze, esperienze, ricerche e procedure affidabili offerte dal mondo della psicometria, dei test proiettivi della personalità e dalle tecniche di psicodiagnosi collaborativa e integrata.

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